La nascita di Uruk, prima città del mondo

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Ricostruzione della città di Uruk

Il testo che vi propongo oggi è tratto da un capitolo del mio libro Il paradiso scomparso del dio Enki (2020). La mia attenzione si è accentrata sulle culture sorte a più riprese nella Mesopotamia, la cosiddetta ‘Terra fra due fiumi’,  un termine greco (‘mésos-potamòs’) coniato dallo storico Arriano nel II secolo d.C., con cui i Romani denominavano quella provincia dell’impero: quei corsi d’acqua sono il Tigri e l’Eufrate, un tempo chiamati rispettivamente Idiglat e Purattu, che si snodano dalla Turchia al Golfo Persico. Buona lettura!

 

Per tutto il IV millennio a.C., la Mesopotamia meridionale (o paese di Sumer), ricompresa tra le sponde del Golfo Persico e Nippur, vide la nascita dei primi agglomerati urbani, tra cui Uruk (associata al padre dei dèi Anu), da cui prende nome questa fase, tra il 3800 e il 3200 a.C. circa.

Questa cultura riuscì a espandersi in un’area geografia molto vasta, oltre la stessa Mesopotamia. Gli scavi di Warka, l’attuale nome di Uruk, attestano un grande fermento urbanistico, contraddistinto da un’architettura monumentale.

Corrispondono a questo periodo anche le prime trascrizioni in caratteri cuneiformi della lingua propriamente sumera, nonché l’uso dei primi sigilli cilindrici, incisi in negativo su pietra, che facendoli rotolare sull’argilla umida producevano scene figurative leggermente sovraesposte, marchi che diventavano indelebili una volta seccati.

Pietro Mander, assiriologo presso l’Università di Napoli l’Orientale, è convinto che non dovrebbe essere un azzardo suggerire che Uruk assurgesse nel IV millennio a.C. come capitale religiosa della Babilonia, poiché nei secoli successivi era la sede dei principali culti di An e Inanna e «La città conserverà un accentuato status sacrale, anche se poi centro principale diverrà la città sacra di Nippur, dove si trovava il santuario di Enlil.»

Le rovine di Uruk, oggi Warka

D’altronde Uruk, alla fine del IV millennio a.C., era certamente la città più estesa di tutta la Mesopotamia, poiché la sua superficie si estendeva per più di cento ettari, mentre Eridu e Nippur, per fare solo un paio di esempi, non superarono mai i quaranta. Si tenga anche conto, per una corretta interpretazione dei dati archeologici oggi disponibili, che gli strati delle precedenti occupazioni riferite al Periodo Ubaid del V millennio a.C., non solo di Uruk ma anche degli altri centri abitati della Mesopotamia, non sono stati ancora investigati a fondo su superfici significative.

La fase di Uruk, ricompresa tra il 3500 e il 3000 a.C., segna una grande espansione della cultura, con la creazione di un’organizzazione gerarchica e la costituzione di alcune colonie sull’altopiano iranico, anatolico e nell’Alta Siria, zone di provenienza di pietre preziose, metalli e legname, di cui la Mesopotamia necessitava. Per esempio Djebel Aruda, Habuba Kariba e Tell Kannas, tre aree archeologiche siriane sulle rive dell’Eufrate, sono state identificate come città commerciali o colonie, fondate probabilmente da mercanti provenienti da Uruk tra la metà e la fine del IV millennio a.C.

Frances Pinnock

Frances Pinnock, Professore Associato del Dipartimento di Scienze Storiche, Archeologiche ed Antropologiche dell’Antichità dell’Università La Sapienza di Roma, è convinta che in questo lasso storico, venga predisposto il concetto che l’organizzazione del mondo sia opera degli dei, che hanno anche creato i cosiddetti me, che in epoca antidiluviana sono stati consegnati al capo della comunità, che li fa conservare nel tempio e ne garantisce il rispetto: «La comunità, quindi, si riconosce e si identifica nella sua città, cinta da mura che la isolano dai nemici esterni – umani e naturali –, nei suoi dei e nel suo capo che è l’unico che possa correttamente interpretare il volere divino ed è quindi garante del benessere e della sopravvivenza dei suoi sudditi e del suo territorio.»

L’assiriologo Giovanni Pettinato spiegava che i cittadini di Uruk erano considerati creatori della prima città, ideatori del primo Stato e inventori della prima scrittura dell’umanità: «Tre primati che elevano i suoi artefici a veri promotori della civiltà umana in assoluto.»

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