Oltre le Colonne d’Ercole

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Statuetta in bronzo che potrebbe rappresentare Necho II, Brooklyn Museum (Keith Schengili-Roberts)

Necho II, faraone che regnò alla fine del VI secolo a.C. durante la XXVI dinastia, protagonista assoluto di quel grande sviluppo marittimo che si ebbe durante il suo regno, avrebbe promosso una grandiosa spedizione esplorativa affidandola a esperti marinai fenici.

Secondo quanto scritto da Erodoto, l’impresa si concretizzò nella prima circumnavigazione dell’Africa, dal Mar Rosso alle Colonne d’Ercole.

I marinai avrebbero trovato sostentamento stabilendo insediamenti temporanei anche sulla terraferma, dedicandosi alla semina e al successivo raccolto.

Durante quel viaggio della durata di circa tre anni, i Fenici devono per forza aver attraversato le coste della terra di Punt, recando poi al faraone i preziosi prodotti come prova tangibile del loro sicuro passaggio.

Nonostante i dubbi già esternati all’epoca da Erodoto stesso nel raccontare questa storia, in considerazione anche della mancanza di documentazione egizia a conforto, resta che teoricamente una tale impresa era certamente alla portata dei Fenici, i quali avevano sufficienti capacità tecniche e conoscenze marittime per realizzare un simile viaggio sotto costa, fra l’altro sfruttando venti e correnti favorevoli.

L’archeologo subacqueo e navale Stefano Medas suggerisce che “sul piano dell’arte nautica antica, il viaggio può considerarsi certamente molto difficile, ma non impossibile”.

Nel 2008 fu realizzata la replica di una nave mercantile fenicia, nell’ambito del progetto di Philip Beale denominato ‘Phoenicia’, con l’intenzione di replicare la circumnavigazione dell’Africa, così come descritta da Erodoto.

Circa due anni dopo, l’imbarcazione riuscì in effetti nell’impresa, navigando per ventimila miglia.

Rimane da considerare nella giusta misura cosa spinse il faraone Necho II a incoraggiare una spedizione del genere, poiché secondo l’egittologo Alan Lloyd non avrebbe avuto alcun senso in termini di praticità.

Pertanto Llyod si dice convinto che “abbiamo buone ragioni per dubitare della storicità dell’intero episodio”.

Necho II va ricordato, comunque, poiché fu il primo a gettare le basi di un progetto oltremodo innovativo, la realizzazione di una via navigabile, il Wadi Tumilat, per collegare il Nilo al Mar Rosso, opera poi completata da Dario I, cui va dato merito di aver ripreso e completato nel 270 a.C. i lavori sull’importante canale navigabile che collegava il Nilo al Mar Rosso, mentre a Tolomeo II va riconosciuto, vent’anni dopo, il restauro dell’opera.

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