Gente di mare

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Una nave mercantile dei Fenici (scultura in pietra risalente al 100 d.C.)

L’archeologo Alan Simmons della University of Nevada, in uno studio pubblicato nel 2012 da Science, si spinge davvero oltre quando suggerisce che l’uomo di Neandertal, e forse anche l’erectus, fosse stato capace di realizzare imbarcazioni in grado di affrontare il mare aperto per centinaia di chilometri e raggiungere le isole di Creta e Cipro.

L’American School of classical Studies di Atene ha rinvenuto a Creta,  in stratificazioni del terreno corrispondenti a 130000 – 170000 anni fa, un centinaio di asce in selce simili a quelle in uso all’Homo erectus.

Simmons pone l’attenzione sul fatto che Creta dista decine di miglia dal continente, quindi i primi navigatori dovevano conoscere almeno i rudimenti per attraversare grandi distese d’acqua.

Disarmante l’affermazione dell’archeologo quando afferma che questi primi coloni “[…] devono aver necessariamente utilizzato un qualche tipo di imbarcazione; è difficile pensare che abbiano nuotato… molte delle isole non hanno ponti naturali con cui raggiungerle, per cui gli antichi esploratori dovevano possedere la capacità di costruire navi e le conoscenze per sapere dove condurle”.

L’archeologo Thomas Strasser del Providence College of Rhode Island, che scava a Creta da più di vent’anni, sottolinea che l’isola è separata dalla terraferma da circa cinque milioni di anni e dista non meno di quaranta miglia da altri territori. Inoltre manufatti risalenti al periodo musteriano e associati prevalentemente al Neandertal, sono stati rinvenuti anche sulle isole greche di Lefkada, Cefalonia e Zante.

Il geologo marino George Ferentinos dell’University of Wales, in uno studio pubblicato sul Journal of Archaeological Science nel 2012, ha dimostrato che, pur essendo i mari di centomila anni fa più bassi di centoventi metri rispetto a oggi, il fondo marino al largo della Grecia è tuttora attestato a trecento metri, per cui all’epoca si navigava in un mare con una profondità di almeno centottanta metri.

Non ci sono prove dirette di viaggi in mare oltre centomila anni fa, poiché legno o altro materiale naturale, con cui potevano essere state costruite le imbarcazioni, sono soggetti a completa degradazione. Eppure l’antropologo Brian Fagan ci racconta che “[…] i navigatori tradizionali del Pacifico avevano con il mare e i corpi celesti la stessa familiarità che i contadini avevano con i cieli e con la terraferma. L’ambiente oceanico era ricco di indicatori significativi, purché il navigatore fosse capace di identificarli. La loro abilità si sviluppò nel corso di un lungo apprendistato: imparavano le direzioni di navigazione attraverso l’esperienza sul mare e la recitazione mnemonica”.

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