I “manoscritti segreti” di Garcilaso de la Vega

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Garcilaso de la Vega (di Bartolomé Vázquez, su disegno di José Maea (Licenza CC BY SA 3.0)

Una figura mitologica che come altre ricomprende l’elemento acquatico è quella della donna-pesce Orejona, che, come raccontava lo scrittore Robert Charroux in uno dei suoi libri, discese dal cielo con un’imbarcazione luccicante come l’oro e si fermò nelle vicinanze dell’isola del Sole, sul lago Titicaca.

Questa dea anfibia, spesso citata dai cultori della paleoastronautica, oltre che bellissima, è stata descritta come una donna a testa conica, con i piedi e le mani a quattro dita palmate come fosse una specie di pesce. Derivava il suo nome da una particolare caratteristica, l’avere cioè delle grandi orecchie, e proveniva, a suo dire, dal pianeta Venere, e lì pare tornò quando decise di andarsene.

La mitica donna sarebbe fra l’altro effigiata sulla Porta del Sole, lo stupefacente megalite di Tiahuanaco, nel mentre discende per creare il genere umano. Si dice che la donna spaziale si accoppiò con un tapiro per dare alla luce le prime settanta creature della specie terrestre.

Ebbene, tanto avrebbe sostenuto Bertran Garcia, uno spagnolo che si dice discendente dello storico della Conquista Garcilaso de la Vega e che conserverebbe manoscritti segreti dell’antenato.

Peter Kolosimo, in Terra senza tempo del 1964, riportava effettivamente le strabilianti dichiarazioni di Garcia: «Gli scritti pittografici di Tiahuanaco dicono che nell’era dei tapiri giganti, esseri umani molto evoluti, palmati e con un sangue differente dal nostro, giunti da un altro pianeta, trovarono adatto a loro il lago più alto della Terra […] Nell’era terziaria, circa 5 milioni d’anni fa, quando nessun essere umano esisteva ancora sul nostro pianeta, popolato soltanto d’animali fantastici, un’astronave scintillante come l’oro si venne a posare sull’Isola del Sole del lago Titicaca. Da quest’aeronave discese una donna somigliante alle donne attuali in tutto il corpo, dai piedi ai seni; ma ella aveva la testa a forma conica, grandi orecchie e mani palmate a quattro dita […] Ella veniva da Venere, dove l’atmosfera è press’a poco analoga a quella della Terra. Le mani palmate indicano che sul suo pianeta originario l’acqua esisteva in abbondanza ed aveva un ruolo primordiale nella vita dei venusiani. Orejona camminava in posizione verticale come noi, era dotata d’intelligenza ed aveva senza dubbio l’intenzione di creare un’umanità terrestre, poiché ebbe rapporti con un tapiro, animale grugnente che procede a quattro zampe. Ella generò parecchi bambini. […] Un giorno, compiuta la sua missione o forse stanca della Terra e desiderosa di tornare su Venere, dove avrebbe potuto avere un marito fatto a sua immagine, Orejona riprese il suo volo in astronave».

Lapidario fu il commento di Kolosimo in proposito: «Quest’accozzaglia di sciocchezze non meriterebbe la citazione se non servisse a dimostrare come elementi certo clamorosi ma degni d’essere considerati senza partire da uno scetticismo ad oltranza, vengano presi, deformati, mescolati ad altri molto dubbi e ad idee del tutto astruse, a confezionare pasticci poi serviti con il massimo disprezzo non solo per la verosimiglianza scientifica, ma anche per l’intelligenza del prossimo. A quanto ci consta, i “manoscritti segreti” di Garcilaso de la Vega non sono stati sinora esaminati da alcun esperto; sembra, anzi, che nessuno abbia mai avuto il piacere di vederli».

Non c’è davvero altro da aggiungere.

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