Il transito di Venere e la fine di un ciclo

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epa03250808 Venus transits across the Sun in the sky above Quito, Ecuador, 05 June 2012. The next time Venus can be observed transiting the Sun will be in 2117. EPA/JOSE JACOME

La notizia, diffusa all’inizio di marzo 2012 a margine dei lavori della terza edizione di “Kon Tiki, Rassegna del Documentario di Archeologia e di Viaggi”, corse incontrollata sul web qualche mese dopo. In quell’occasione l’archeologa Maria Longhena, apprezzata saggista, avrebbe dichiarato che il passaggio di Venere tra la Terra e il Sole, avvenuto il 5 giugno, di fatto avrebbe anticipato la fine del calendario Maya (e la fine del mondo) perché “L’allineamento del Sole e di Venere simboleggia eventi nefasti poiché la divinità legata a questo pianeta era associata a guerre, alluvioni, carestie, tragedie.” La studiosa, riferendosi alla fine del ciclo calendariale al compimento del Conto lungo, tirava in ballo anche le incisioni sulla pietra rinvenuta a Tortuguero, che prevedono “la discesa dal cielo di un essere soprannaturale, il quale porterà…”: non si può desumere altro dalla lastra perché illeggibile. Necessita fare alcune considerazioni per riportare ordine in queste rivelazioni prive di senso.

Il transito di Venere L’evento, oltre che raro, era particolarmente atteso dagli astronomi perché ha permesso di comprendere qualcosa in più di questo pianeta, tanto simile alla Terra. L’osservazione avvenuta con la luce riflessa della Luna, poiché il telescopio Hubble, non potendo essere puntato in direzione del Sole, è stato rivolto verso il nostro satellite, catturando la luce solare riflessa e permettendo di isolare quella che ha attraversato l’atmosfera di Venere. La sperimentazione poi proseguirà nell’osservazione dei pianeti esterni al nostro sistema solare. I prossimi transiti di Venere davanti al Sole avverranno nel dicembre 2117 e nel dicembre 2125, perché il duplice fenomeno si concretizza nel giro di otto anni. Il mondo (o il calendario Maya…) sarebbe dovuto quindi terminare già l’8 giugno 2004, con il primo di questi due transiti. Facendo una ricerca a ritroso di questi transiti, scopriremo che il tragico destino avrebbe potuto realizzarsi diverse volte in passato: 7 dicembre 1631, 4 dicembre 1639, 6 giugno 1761, 3 giugno 1769, 9 dicembre 1874 e 6 dicembre 1882.

Un calendario imperfetto Oggi la scrittura maya, in buona parte decifrata, può dirsi pienamente compresa e questo ha permesso di svelare la cronologia di questo popolo, calcolata partendo da un punto determinato del Lungo computo risalente al 6 settembre 3114 a.C., che a ben vedere doveva rappresentare qualcosa di davvero importante che andava tramandato. La durata di quest’era, presidiata dal dio Xolotl come rappresentazione gemellare di Quetzalcoatl, è fissata in 5125 anni. La leggenda vuole che questo Sole possa terminare con esplosioni e terremoti, alla fine di un ciclo di 52 anni come avvenuto per i precedenti. Considerando la durata complessiva delle quattro ere (17.141 anni), facendo di conto (la cronologia Mexica/Nahuatl pone il diluvio che distrusse il primo Sole approssimativamente 13.133 anni prima della compilazione del Codice, risalente all’11.600 a.C.), il Quinto Sole iniziato nel 3114 a.C. sarebbe terminato nel fatidico 2012. Ma è anche vero che Maya e Aztechi avevano in uso due calendari che incrociandosi tra loro, ogni 52 anni preannunciavano la possibile fine del Sole con il ritorno del Serpente Piumato. La data corretta per quest’avvenimento, ammesso che sia esatta la data iniziale del calendario, andrebbe dunque spostata al 2039, esattamente 520 anni dopo il 1519, che segna l’arrivo di Cortes nel Nuovo Mondo. Nella tomba 116 di Tikal, scolpita su due ossi, è raffigurata la canoa celeste, associata alla Via Lattea, che conduce il dio del mais al centro dell’Universo nella notte della creazione del mondo, che per Linda Schele e David Freidel (protagonisti della decodifica dei codici Maya) è il 13 agosto 3114 a.C. In ogni modo la data iniziale del calendario maya è ancora fortemente discussa. Sull’argomento si è espresso in maniera davvero esaustiva il ricercatore Stefano Panizza: “…Ma a guardare bene non tutti gli archeologi sono concordi sulla data d’inizio del calendario (fondamentale per calcolarne la fine). Ci sono ben ventuno versioni, e quasi tutte diverse. La più antica (Robert Heneling) parte dal 1 aprile del 8498 a.C., la più recente (Vaillant) inizia l’8 aprile del 2594 a.C., con una sostanziale predominanza per i mesi di aprile ed agosto. Vediamole tutte e ventuno con i rispettivi autori: Robert Heneling 1 aprile 8498 a.C. – Charles P.Bowditch 16 dicembre 3634 a.C. – Charles H. Smiley 26 giugno 3392 a.C. – Nancy K. Owen 20 maggio 3379 a.C. – Maud W. Makemson 11 febbraio 3374 a.C. – Herbert J.Spinden 15 ottobre 3374 a.C. – D.H. Kelley 6 luglio 3207 a.C. – Martin 3 aprile 3171 a.C. – J.T.Goodman 8 agosto 3114 a.C. – Juan H. Martinez 9 agosto 3114 a.C. – Goodman, Martinez, Thompson 11 agosto 3114 a.C. – Nowotny 11 agosto 3114 a.C. – Beyer 12 agosto 3114 a.C. – Grube, Sabloff, Lounsbury, Thompson (1935) F.Lounsbury (1978) 13 agosto 3114 a.C. – Bohm, Bohumil e Vladimir Bohm 4 agosto 3100 a.C. – kreichgauer 14 maggio 2997 a.C. – Hocheitner 28 dicembre 2868 a.C. – Escalona Ramos 19 marzo 2584 a.C. – Weitzel 3 aprile 2594 a.C – Antoon, Leon, Vollemaere 5 aprile 2594 a.C. – Vaillant 8 aprile 2594 a.C. Oggi si tende, invece, a dare per sicura la data del 11 (o 13) agosto del 3114 a.C. che invece proprio certa non la è. Qualche voce fuori dal coro lo ha comunque ribadito. Mi riferisco ai fratelli Bohumil e Vladimir Boehm, con uno studio pubblicato sulla rivista Astronomiche Nachrichten, che ritengono che la data finale sia da posticipare all’anno 2116. Oppure al professor Gerardo Aldana dell’università californiana di Santa Barbara che, nel suo ultimo libro Calendars and years II: Astronomy and time in the Ancient and Medieval world, ritiene ci sia stato un errore di conversione del calendario maya in quello gregoriano (per lui la fine del calendario è il 21 dicembre del 2013). Ad ulteriore prova della possibilità che la data del 21 dicembre 2012 possa non essere quella corretta, vi sono precise discrepanze astronomiche. Eclissi e movimenti del pianeta Venere, per i quali abbiamo le relative date nel calendario maya, non corrispondono, infatti, ai fenomeni celesti che sappiamo essere avvenuti in ben determinati periodi…

Il dio “cattivo” Il Serpente Piumato (Quetzalcoatl per gli Aztechi, Kukulkan per i Maya) era considerato il dio della stella del mattino con il titolo di Tlahuizcalpantecuhtli o Tlahuizcalpantecutli (“signore della stella dell’aurora”), personificazione della stella del mattino, in sostanza il pianeta Venere quando appare al mattino. Dalle numerose rappresentazioni rinvenute nella Mesoamerica, non c’è ombra di dubbio che il Serpente Piumato vada associato a questo pianeta. Questa divinità non era cattiva, anzi: era un dio benevolo che istruiva i nativi insegnando loro arti e mestieri. Associato ai venti, alla medicina e alla fertilità, la sua permanenza tra gli umani corrisponde a un ciclo felice, l’Età dell’Oro dell’Anàhuac. Il fratello gemello Xolotl era la stella della sera: invariabilmente ci si riferiva al pianeta Venere. Xolotl era colui che aiutava i defunti nel loro viaggio e per tale ragione è raffigurato come uno scheletro o come un uomo con la testa di cane (similmente alla divinità egizia Anubi). Come gemello di Quetzalcoatl rappresentava l’aspetto demoniaco di Venere, stella della sera. Nell’età delle Acque aveva salvato l’umanità bagnando col proprio sangue le ossa dei morti tanto da riportarli in vita.

La stele Maya che smentisce la fine del mondo Aver citato le incisioni presenti sulla stele Maya di Tortuguero (una pietra calcarea denominata “Monumento 6”, rinvenuta sulla collina di Tortuguero, a Macuspana, nel 1958) è stato oltretutto controproducente per avvallare teorie sulla fine del mondo. Nel marzo 2011 in Messico, a Villahermosa (nello stato del Tabasco), c’è stata una conferenza stampa nel corso della quale è stata mostrata al pubblico parte della stele che, seppur incompleta (quattro delle sette parti della stelesaranno esposte quest’anno al Museo Regionale di Antropologia Carlos Pellicer; i pezzi mancanti sono conservati al Metropolitan Museum di New York e in collezioni private), smentisce la data erroneamente interpretata come un annuncio di fine del mondo, cioè il 23 dicembre 2012. In quell’occasione l’antropologo e archeologo José Luis Romero, vice direttore dell’INAH (l’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia di Città del Messico), ha dichiarato al riguardo che “…in quel poco che possiamo vedere, in ogni lato della stele, è impressa la data del 23 dicembre 2012, in cui si prevede l’arrivo di un signore del cielo, in coincidenza con la chiusura di un numero di cicli.”
La data incisa sulla pietra, come ha ribadito Romero, rimanda a Bactum XIII, che corrisponde all’inizio di una nuova era e non certamente come supposto alla fine del mondo. Juan Antonio Ferrer Aguilar, referente locale dell’INAH, ha aggiunto che il contenuto delle iscrizioni si riferisce alla battaglia combattuta da Balam Ahau nel VII secolo d.C. e ad altre date importanti del suo periodo di governo: il 23 dicembre 2012 è da intendere come data del declino del dio maya “dei nove passaggi” Bolom Yokte, associato alla creazione dell’universo, annunciante una nuova era. Scritto questo, c’è da aggiungere che l’attesa per il 5 giugno 2012 non ci ha rubato certamente il sonno. Qualche incubo, invece, potrebbe averlo chi, privo di senno, continua a mettere in circolazione notizie così tendenziose.

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