La mappa del Creatore

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Milioni di anni

La mappa del Creatore, a volte indicata anche come pietra di Daška, è una lastra di pietra scoperta il 21 luglio 1999 a Chandar, una località del Distretto Federale del Volga comprendente parte degli Urali meridionali.

La particolarità di questa pietra da una tonnellata, alta un metro e mezzo, larga uno, è che conterrebbe, disegnata, la mappa della regione della Bashkiria, così come doveva apparire centoventi milioni di anni fa. Per alcuni sarebbe un tassello di un improbabile mosaico composto di trecentoquarant’otto pezzi con incisa l’intera cartografia mondiale.

La notizia dell’eccezionale ritrovamento fu pubblicata il 30 aprile 2002 sul sito web del quotidiano Pravda e da quel momento fece letteralmente il giro del mondo. Aleksandr Cuvyrov, dottore in scienze fisiche e matematiche dell’Università della Repubblica Russa di Baskiria, indicato come lo scopritore della mappa, fu interpellato all’epoca dal ricercatore Diego Cuoghi e dichiarò di non essere responsabile di quanto riportato dalla stampa perché la notizia era stata enfatizzata; aggiunse che l’esistenza dell’oggetto era dimostrata e considerava la pietra un’illustrazione in cui sono mostrati territori come se fossero stati osservati dall’alto. Confidava che la mappa, esposta al museo di archeologia, era considerata dai visitatori una pietra magica. Secondo il suo parere la pietra, forse intagliata con un’ascia, mostra la paleogeologia del territorio in un’epoca databile a venti, trenta milioni di anni fa, anche se l’incisione potrebbe essere molto più recente. Cuvyrov terminava asserendo che non era un suo problema conoscere chi realizzò il manufatto. Fatto sta che non disdegnò di partecipare a una conferenza on line, promossa dallo stesso quotidiano che aveva pubblicato la notizia così “enfatizzata”. Nessun resoconto dettagliato della scoperta è mai stato pubblicato su riviste scientifiche accreditate.

Falsità e imprecisioni

Già questi elementi dovrebbero essere sufficienti per ridimensionare la scoperta, ma sono così tante le imprecisioni (e le falsità) contenute in quell’articolo che meritano un ulteriore approfondimento.

Ad esempio l’incredibile datazione della mappa (inizialmente attestata a tremila anni fa), ha un unico appiglio basato sullo spostamento dei poli magnetici della Terra; in sostanza è stata notata una corrispondenza tra il magnetismo della pietra e la posizione dei poli centoventi milioni di anni fa. Francamente, non ci sembra un requisito sufficiente per convalidare la datazione.

Alcuni elementi della pietra sarebbero stati inviati al Centro di Cartografia Storica del Wisconsin, i cui esperti avrebbero dichiarato che solamente con rilievi aerei si sarebbe potuto realizzare la mappa. Peccato che questo fantomatico centro non esista: nel Wisconsin c’è solo l’istituto di cartografia The History of Cartography Project e i responsabili hanno riferito, sempre a Cuoghi, di essere stati contattati due anni prima da Cuvyrov ma di non aver mai ricevuto quella pietra. Insomma, non hanno mai svolto nessun accertamento.

Anche la circostanza che la pietra contenga rilievi risalenti a milioni d’anni fa è sospetta: com’è possibile riconoscere la superficie di un territorio che non conosciamo e che possiamo solo immaginare con prospezioni approssimative? Inoltre, in un’intervista concessa qualche anno fa da Cuvyrov a una nota trasmissione televisiva italiana, egli avrebbe affermato che la mappa fosse la rappresentazione di enormi canalizzazioni, da ricercare mediante prospezioni geologiche. Una semplice verifica a tale dichiarazione ha dimostrato l’inconsistenza di quanto ipotizzato.

Un pesce d’aprile

La mappa del Creatore potrebbe quindi essere semplicemente quel che appare, una lastra con delle rotture e alcune crepe formatesi probabilmente in maniera del tutto naturale.

La circostanza che Pravda abbia ripreso la notizia del sensazionale ritrovamento dal misconosciuto notiziario in rete Itugi.ru (www.itogi.ru/paper2002.nsf/Article/, link segnalato da Massimo Biasotto in una mailing list), ci permette di risalire anche alla data di prima pubblicazione: 1° aprile 2002…

Per il momento l’unica certezza è che Cuvyrov, negli anni Novanta del secolo scorso, s’interessò all’ipotesi di una migrazione cinese in Siberia, rinvenendo a Bashkiria alcune incisioni rupestri in lingua cinese ma nulla più.

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