Le cronologie che contraddistinguono ogni epoca storica ruotano attorno al perno dell’anno 0 del Cristianesimo, introdotto dal 1582 con il calendario gregoriano.
Prima d’allora i greci datavano i fatti partendo dalla prima Olimpiade di Atene (776 a.C.), mentre i romani iniziavano dall’introduzione del nuovo calendario di Giulio Cesare (45 a.C.) e poi dalla data di fondazione di Roma (753 a.C.).
L’anno di nascita di Gesù segna l’inizio della nostra era e tuttora collochiamo i fatti del passato su questa linea temporale, avanti e indietro.
Dionigi il Piccolo, l’artefice di questa rivoluzione, commise però l’errore di mettere la nascita del Salvatore 754 dopo la fondazione della città di Roma, senza peraltro che i Vangeli contenessero informazioni circostanziate al riguardo.
Lo sbaglio fu determinato seguendo alla lettera il Vangelo di Matteo, nel passo in cui si asserisce che il governatore della Palestina fosse ancora in vita alla nascita di Gesù, mentre Erode morì nel 4 a.C.
Lo storico Flavio Giuseppe scrisse che Erode morì dopo l’eclissi di luna avvenuta prima della ricorrenza della Pasqua, che coincide con la data del 13 marzo 4 a.C.
I Vangeli recitano anche che il censimento romano fu il motivo dello spostamento di Giuseppe e Maria da Nazareth a Betlemme, e quel censimento potrebbe attestarsi tra l’8 e il 6 a.C.
La logica ci induce a considerare che la nascita di Gesù sia avvenuta almeno sei anni prima della data convenzionale.
Nonostante l’evidente contraddizione dobbiamo continuare a portarci appresso questi sei anni dimenticati, con l’effetto che la cronologia da assoluta che era, è diventata improvvisamente relativa.