Il graduale cambiamento delle rotte commerciali, attestato all’inizio della nostra epoca, che da quel momento videro protagonista la navigazione sul Mediterraneo orientale, può aver contribuito allo stato d’isolamento perdurato quasi un millennio, prima che la gente scandinava iniziasse le sanguinose scorribande per mare alla ricerca di sostentamento.
Paolo Delogu, professore di storia medievale all’Università di Roma La Sapienza, spiega che «il mondo nordico nell’epoca vichinga era un mondo in trasformazione, e ciò può spiegare l’irrequietezza che diede origine alle imprese di pirateria e conquista. Le trasformazioni investirono tutte le regioni che si affacciavano sul mare».
Questo periodo di completo isolamento, dalla fine del I millennio a.C. alla seconda metà del I millennio della nostra era, è privo di fonti documentate.
Nel periodo di isolamento dei vichinghi, abbiamo testimonianze, seppur discordanti, della migrazione dalle terre del Nord di altri popoli, passati alla storia come barbari, gli stessi che invasero l’Impero romano al suo tramonto. Si trattava di tribù di stirpe germanica che per tradizione orale sostenevano di provenire dalle terre del Nord.
Gli antenati dei Goti, originari della Svezia meridionale, isola di Gotland e regione di Gotaland, avrebbero abbandonato la terra d’origine per insediarsi sulle coste meridionali del Mar Baltico in un periodo oscillante tra la fine e l’inizio della nostra era; da lì, nel corso di almeno sei secoli, avrebbero raggiunto Polonia, Russia e Grecia.
In realtà le prove a sostegno di questa ipotesi migratoria sono alquanto deboli e nemmeno la genetica verrebbe in soccorso: infatti l’esiguo ceppo originario, con la dispersione geografica e il continuo mescolamento con altre genti europee, avrebbe mantenuto solamente in minima parte il lignaggio. A sostenere con forza la tesi della migrazione dei Goti dalla Scandinavia è rimasto l’archeologo polacco Tomasz Skorupka.
Gli abitanti dell’antica Gotland, in lingua norrena si chiamavano Gotar/Gutar, un termine che farebbe pensare ai Goti. L’origine scandinava dei Goti, come ricordava il giornalista Nino Gorio, trova terreno fertile in molti toponimi che a nord del Baltico ricordano questi antichi migranti.
In verità l’unico documento storico sui Goti che ci è pervenuto è De origine actibusque Getarum, assemblato dal cronista goto Giordane sulla scorta di un precedente lavoro di Cassiodoro andato perduto, sulla cui autenticità gli storici nutrono molti dubbi, poiché potrebbe essere stata dettata per riconoscere a questo popolo un retroterra nobiliare, necessario per legittimare la sovranità italica agli occhi di Bisanzio.
La prof. Maria Adele Cipolla, specializzata nel campo degli studi sulle culture e letterature germaniche medievali (in particolar modo quelle relative all’area tedesca e scandinava) ricorda infatti «la quasi totale assenza dei goti dalla storia vulgata, dalle fonti di autorità indiscussa, e il loro essere un popolo giovane, il cui passato si perdeva rapidamente nelle nebbie del mito; in pratica, il problema era quello di inserire i goti negli schemi cronologici correnti, ai quali essi sfuggivano. Cassiodoro procedette perciò a false identificazioni etniche e di qui a false collocazioni cronologiche, in modo da trovare alla saga delle origini gotiche un suo posto nel quadro della storiografia greco-romana».
Secondo la tradizione, anche gli Ostrogoti, o Goti dell’est, nati nel III secolo della nostra era come costola dei Goti, avrebbero le medesime origini. Qualche parola va spesa anche per i Longobardi, che pure asserivano di provenire dalla Scania (Svezia meridionale).
Anch’essi sarebbero migrati prima nell’isola danese di Lolland, già chiamata Laaland, poi sulle coste meridionali del Mar Baltico, dove avrebbero trovato difficoltà a integrarsi con un altro popolo di probabile origine svedese, i Vandali. Lo stesso vale per i Visigoti, pure apparentati ai Goti, che a differenza degli Ostrogoti si stanziarono nella porzione ovest dell’Europa centrale.
Per questi popoli germanici non abbiamo ancora riscontri sufficienti provenienti da scavi archeologici, che documentino senza dubbio l’origine scandinava, come sostiene d’altronde anche Stefano Gasparri, professore associato di Istituzioni medievali dell’Università ‘Ca’ Foscari’ di Venezia. L’unica prerogativa che i barbari avevano in comune con le regioni settentrionali d’Europa era certamente la mitologia norrena, che spesso ricorre nelle saghe.
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